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Writer's pictureCristina Costantini

Ossimori viventi


"La mia anima è triste fino alla morte".


Si sprofonda. Accade. Ci sono lacerazioni impensate e strappi scontati; graffi e screpolature; morsi e lesioni. La carne è fatta di crepe in cui incanalare spirito e sangue, il flusso dei giorni, l'eco del tempo, lo spazio dei ricordi, il fiato dell'attesa.

Non siamo compatti. Camminiamo su articolazioni di gioia e dolore, scambi di fatica e sollievo, deviatoi di colpe e felicità.

Siamo ossimori viventi.

La contraddizione ci è madre e figlia. Riconoscerla è il debito portato dalla nostra genealogia. Negarla è l'insolvibile che rende espropriabile questa vita, persa per sempre senza ritorno.


Siamo stati tutti traditi.

Consegnati a parole senza impegno, a promesse imbastite con fili di ragnatela.

Regalati a testimonianze false e vuote, come è vuoto il senso di chi crede di poter rifare la storia già consumata dai propri errori.

Gli occhi aperti sul sonno altrui.


Oggi guardo Cristo inchiodato ai nodi della sua carne, prima che al legno della sua croce.

Non si può conoscere l'angoscia, se non provandola; non si può penetrare il buio se non sospendendo la luce; non si può essere umani senza un Getsemani.


In ogni piccola morte è la morte ad essere vinta.

Spavento e stupore sono già fuori da ogni nostro quotidiano sepolcro.

Ci aspettano nudi, come nuovi nati.

Le bende rimesse alla terra. Impronte di un viaggio che, perdendoci, ci ha salvati.






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