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Passages

(in un giorno di primavera, tra Milano e Alda Merini)




Scoccano

da lontano il colpo

e rintoccano

cuciture di pelle e notti

le note dei giorni di viaggio e resa,

il dire primitivo dei tamburi ticinesi,

che domanda

‘hai visto il tuo costato?’,

osso e scintilla di colonna accesa

tra pieno e vuoto di vecchi desideri.

Il cielo è caduto

nel Naviglio dei sensi,

sentenza improvvisa aperta

nell’interludio della storia,

e ora l’acqua guarda

i silenzi e le bugie,

il cambio d’abito

intrappolato in un gesto di asfalto.

E io ti vedo camminare,

senza passi né parole,

sul dorso della carta scura

che l’indovina ha girato

tra i fiori di Brera.

 
 
 

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