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Restare

ree

Giungere per restare

e senza indugio navigare

i sensi di colpa bianchi di spuma,

asciugati al sole,

sulla spiaggia d’ombra

dell’ultima luna.

Le comparse prosciugano,

sonnambule esuli

del meriggio di vita,

quando la parola parlava

il vuoto e l’eco

affondava la carne,

fino al centro cavo

del primo respiro.

Ora viene il passo inciso

sulla crosta fragile

di silenzio e il vento

a sfogliare nomi mai detti

da labbra chiuse,

in preghiera.

Ogni ritorno è solo

un altro andare

tra le righe dell’assenza

e i bagliori improvvisi

di una voce che non chiede,

ma resta.

 
 
 

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